spesso si usano parole o modi di dire senza però essere certi del loro significato.
fare la casta Susanna l'ho sempre usato come a dire di una rappresentante del gentil sesso che in apparenza si comporta in modo probo mentre invece possibilmente sotto sotto conduce facili costumi, esagerando il concetto.
ho fatto una ricerca ed ho scoperto che questo modo di dire ha serie e profonde radici nella versione greca della Bibbia.
quello che però mi ha veramente stupito è che si tratta di una figura retorica in quanto il personaggio di Susanna era realmente casto e puro.
Socrate aveva ragione...
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mercoledì 7 febbraio 2018
la casta Susanna
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martedì 19 settembre 2017
il piacere della scrittura
perchè si scrive?
è una necessità, un'imposizione, un bisogno, una scadenza, una dimostrazione di forza di conoscenza o che altro?
tutt'altro!
è una catarsi che porta alla liberazione esternando ciò che portiamo dentro di noi.
un intimo bisogno che si può esprimente in un blog, un forum, un social network ma anche delle private pagine di un diario.
l'importante è però non perdere il contestuale esercizio di scrittura, cosa di cui oggigiorno c'è tanto bisogno visto come viene trattata la lingua italiana.
e così l'ho detta tutta!
è una necessità, un'imposizione, un bisogno, una scadenza, una dimostrazione di forza di conoscenza o che altro?
tutt'altro!
è una catarsi che porta alla liberazione esternando ciò che portiamo dentro di noi.
un intimo bisogno che si può esprimente in un blog, un forum, un social network ma anche delle private pagine di un diario.
l'importante è però non perdere il contestuale esercizio di scrittura, cosa di cui oggigiorno c'è tanto bisogno visto come viene trattata la lingua italiana.
e così l'ho detta tutta!
lunedì 18 settembre 2017
dagli all'untore!!!
così come il Manzoni descrive ciò che venne detto a Renzo quando a Milano, cercando notizie di Lucia venne scambiato per uno di coloro che, diffondessero volontariamente il morbo della peste.
adesso può venire in altra forma ma non per contenuto detto a chi fa esposizione della conoscenza della lingua italiana.
sarà invidia, sarà acredine per fatti precorsi, sarà nequitudine in genere ma, in un modo o nell'altro ecco che, di fronte a due parole "diverse" l'ignoranza fa fronte comune sciorinando le più disparate motivazioni o origini ma di fatto, secoli dopo, però il grido è sempre quello: "dagli all'untore!"
adesso può venire in altra forma ma non per contenuto detto a chi fa esposizione della conoscenza della lingua italiana.
sarà invidia, sarà acredine per fatti precorsi, sarà nequitudine in genere ma, in un modo o nell'altro ecco che, di fronte a due parole "diverse" l'ignoranza fa fronte comune sciorinando le più disparate motivazioni o origini ma di fatto, secoli dopo, però il grido è sempre quello: "dagli all'untore!"
mercoledì 24 febbraio 2016
delle prefazioni o delle presentazioni
Considerando che leggo per svago preferisco libri d'avventura o azione e per questo amo Ken Follet, Wilbur Smith o Clive Cussler, insomma letture che scorrono fluide e senza grande sforzo di meningi l'ammetto.
Quando posso cerco di allargare i miei orizzonti orientandomi verso qualche lettura diversa alle mie solite e, se possibile (il che non è difficile) più erudita.
Capita spesso di imbattermi in prefazioni praticamente illeggibili. Puri voli pindarici dell'autore, pieni di paroloni e concetti di non istantanea comprensione. A primo acchitto, più che un viatico al libro sembra un dare pomposa mostra dell'ego di chi scrive.
In pratica, alla fine si è portati a saltarla a più pari.
Stessa cosa l'ho riscontrata quando si parla delle opere di artisti o dell'artista stesso.
Giusto l'altro giorno mi è stato proposto tramite Facebook un mi piace di una pagina di una persona artista che conosco, e la sua presentazione ha, praticamente, dell'illeggibile!
Ovviamente io sono un lettore medio, e per approfondire il significato dei paroloni usati a profusione ho dovuto ricorrere a wikipedia, ed è stata una continua consultazione, arrivando alla fine a concludere che, la persona in questione (IMHO) dovrebbe vivere in una sorta di limbo filosofico culturale.
Se era questo quello che l'autore e la destinataria desideravano esprimere bastava dire molto meno prosaicamente "io sto per i cazzi miei voi fate quello che volete...".
Altrimenti anche in questo caso potremmo essere in presenza di un pomposo esercizio di atteggiamento e paroloneria al quale nell'Urbe risponderebbero:
STICAZZI!
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sabato 7 marzo 2015
La nuova lettura
Finalmente maturo per i libri digitali ho comprato un Kobo Aura.

Il discorso sugli ebook reader è in effetti piuttosto articolato e quindi per semplicità vi spiegherò il mio cammino che mi ha portato al dispositivo finale.
Ho provato agli inizi a leggere documenti in formato digitale, in particolare pdf, senza però riuscire ad adattarmi e mollando quasi subito.
L'evoluzione dei lettori, e cioè dei programmi preposti ad aprire i file da leggere (per capirci meglio) ha fatto si che la lettura diventasse meno laboriosa, già con il ridimensionamento parziale della pagina, ma sempre di pdf si trattava e quindi si era sempre costretti a spostare il foglio per continuare la lettura.
Con l'avvento dei lettori di ebooks per Android la cosa è decisamente cambiata, così ho iniziato a leggere libri in formato epub con un buon lettore di ebooks trovandomi già molto più a mio agio.
Il problema a questo punto era però l'affaticamento, cosa che ho rilevato pressochè nulla provando il Kobo di un mio collega.
In pratica sembra di avere a che fare con della carta stampata!!!
Carta si ma con tante opzioni in più.
Mettiamoci la possibilità di poter gestire appieno i caratteri come dimensioni, interlinea, font e giustificatura (scusate se è poco).
Illuminazione della pagina, acquisto online dei libri direttamente dal lettore, ma comunque la possibilità di travasarli anche da un repository sia in rete che dal pc.
Insomma che dire? Pochi grammi di peso ma una grande libidine!
Il discorso sugli ebook reader è in effetti piuttosto articolato e quindi per semplicità vi spiegherò il mio cammino che mi ha portato al dispositivo finale.
Ho provato agli inizi a leggere documenti in formato digitale, in particolare pdf, senza però riuscire ad adattarmi e mollando quasi subito.
L'evoluzione dei lettori, e cioè dei programmi preposti ad aprire i file da leggere (per capirci meglio) ha fatto si che la lettura diventasse meno laboriosa, già con il ridimensionamento parziale della pagina, ma sempre di pdf si trattava e quindi si era sempre costretti a spostare il foglio per continuare la lettura.
Con l'avvento dei lettori di ebooks per Android la cosa è decisamente cambiata, così ho iniziato a leggere libri in formato epub con un buon lettore di ebooks trovandomi già molto più a mio agio.
Il problema a questo punto era però l'affaticamento, cosa che ho rilevato pressochè nulla provando il Kobo di un mio collega.
In pratica sembra di avere a che fare con della carta stampata!!!
Carta si ma con tante opzioni in più.
Mettiamoci la possibilità di poter gestire appieno i caratteri come dimensioni, interlinea, font e giustificatura (scusate se è poco).
Illuminazione della pagina, acquisto online dei libri direttamente dal lettore, ma comunque la possibilità di travasarli anche da un repository sia in rete che dal pc.
Insomma che dire? Pochi grammi di peso ma una grande libidine!
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martedì 13 gennaio 2015
la parola dai molteplici significati
Mi riferisco al termine "anatema".
Le mie nozioni lo inquadravano come maledizione ed in effetti non erravo per nulla visto che Wikipedia docet è questo il significato che questa parola ha nell'uso comune.
Però l'ultima volta che l'ho usato il mio interlocutore ne sconosceva completamente il significato, e così, giusto per rinfrescare le mie nozioni di lingua italiana, nel timore di sparare qualche corbelleria (sinonimo erudito ed educato di cazzata) sono andato a cercarne il significato, scoprendo tante cose interessanti.
Presso la cultura greca e romana l'anatema è un'offerta in ringraziamento verso una divinità o un sacrificio (oggetto inanimato o animale) sempre offerto ad una divinità a titolo di espiazione.
Ma non finisce qui, in quanto nella Bibbia Ebraica o nell'Antico Testamento prende il significato simile al termine tabù, cioè che, maledetto da Dio non bisogna toccare.
Nel Nuovo Testamento invece assume invece significato di sentenza di maledizione riguardo una dottrina o una persona, specialmente in riferimento ad una eresia.
Nella Religione Cristiana infine, e siamo quindi ai giorni d'oggi, l'anatema diventa una maledizione al diavolo contro eretici e dissidenti.
In definitiva è interessante osservare l'evoluzione del significato di un termine nel corso dei secoli, che, seppur mantenendosi in linea di massima sempre su una stessa falsariga ha assunto molteplici sfaccettature.
Le mie nozioni lo inquadravano come maledizione ed in effetti non erravo per nulla visto che Wikipedia docet è questo il significato che questa parola ha nell'uso comune.
Però l'ultima volta che l'ho usato il mio interlocutore ne sconosceva completamente il significato, e così, giusto per rinfrescare le mie nozioni di lingua italiana, nel timore di sparare qualche corbelleria (sinonimo erudito ed educato di cazzata) sono andato a cercarne il significato, scoprendo tante cose interessanti.
Presso la cultura greca e romana l'anatema è un'offerta in ringraziamento verso una divinità o un sacrificio (oggetto inanimato o animale) sempre offerto ad una divinità a titolo di espiazione.
Ma non finisce qui, in quanto nella Bibbia Ebraica o nell'Antico Testamento prende il significato simile al termine tabù, cioè che, maledetto da Dio non bisogna toccare.
Nel Nuovo Testamento invece assume invece significato di sentenza di maledizione riguardo una dottrina o una persona, specialmente in riferimento ad una eresia.
Nella Religione Cristiana infine, e siamo quindi ai giorni d'oggi, l'anatema diventa una maledizione al diavolo contro eretici e dissidenti.
In definitiva è interessante osservare l'evoluzione del significato di un termine nel corso dei secoli, che, seppur mantenendosi in linea di massima sempre su una stessa falsariga ha assunto molteplici sfaccettature.
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venerdì 17 maggio 2013
è corretto il termine scansire invece dell'anglofono scannerizzare?
nato il dubbio, dal sito treccani.it Mauro Di Peso risponde ed io, pedissequamente trascrivo
Il vocabolo di partenza è l’inglese scanner nel significato di ‘lettore ottico capace di riconoscere immagini e testi dattiloscritti o stampati’. Il prestito lessicale è attestato nell’italiano scritto dal 1965, nel significato originario di ‘strumento elettronico in grado di esplorare aree specifiche del corpo umano o zone particolari di un materiale, con applicazioni diverse in varie discipline scientifiche’. Scanner deriva dal verbo (to) scan ‘esaminare’.
Da scanner ‘lettore ottico’ si sono ricavati in italiano una serie di verbi indicanti l’operazione di sottoporre a scanning ‘lettura ottica’, ‘acquisizione di immagine o testo tramite scanner’ (vocabolo usato in italiano in testi specialistici; attestato dal 1979) o – comunemente usati – scannerizzazione e scansione: scannare (dal 1998), ricavato da scann(er) + -are; il meno comune scannerare (dal 1994), da scanner + -are; scannerizzare (dal 1995), da scanner + -izzare. Tutti vocaboli formati adattando la base lessicale straniera alle strutture fono-morfologiche dell’italiano, tramite l’uso di suffissi verbali di consolidata tradizione e regolarità. A fare concorrenza a questi vocaboli si sono messi anche due legittimi derivati di scansione (la già citata e persuasiva concorrente autoctona di scanning): scansionare (dal 1998) e il più raro scansire (dal 1998); quest’ultimo ricavato da scans(ione) + -ire. In più, ma non ultimo per funzionalità e legittimità, abbiamo scandire (da cui scansione deriva), in cui l’accezione di ambito elettronico si aggiunge con naturalezza a quella originaria appartenente alla tecnologia della trasmissione televisiva (‘analizzare mediante un fascio elettronico i punti in sequenza di un’immagine da trasmettere’). Insomma, scandire e scansione funzionano perfettamente, basandosi sull’accrescimento di significati all’interno di una parola di conio italico. Le altre forme concorrenti, adattate a partire dalla base inglese, non sono perlatro errate. Scansire è legittimo, rispetto a scandire ha soltanto meno storia alle spalle.
Il vocabolo di partenza è l’inglese scanner nel significato di ‘lettore ottico capace di riconoscere immagini e testi dattiloscritti o stampati’. Il prestito lessicale è attestato nell’italiano scritto dal 1965, nel significato originario di ‘strumento elettronico in grado di esplorare aree specifiche del corpo umano o zone particolari di un materiale, con applicazioni diverse in varie discipline scientifiche’. Scanner deriva dal verbo (to) scan ‘esaminare’.
Da scanner ‘lettore ottico’ si sono ricavati in italiano una serie di verbi indicanti l’operazione di sottoporre a scanning ‘lettura ottica’, ‘acquisizione di immagine o testo tramite scanner’ (vocabolo usato in italiano in testi specialistici; attestato dal 1979) o – comunemente usati – scannerizzazione e scansione: scannare (dal 1998), ricavato da scann(er) + -are; il meno comune scannerare (dal 1994), da scanner + -are; scannerizzare (dal 1995), da scanner + -izzare. Tutti vocaboli formati adattando la base lessicale straniera alle strutture fono-morfologiche dell’italiano, tramite l’uso di suffissi verbali di consolidata tradizione e regolarità. A fare concorrenza a questi vocaboli si sono messi anche due legittimi derivati di scansione (la già citata e persuasiva concorrente autoctona di scanning): scansionare (dal 1998) e il più raro scansire (dal 1998); quest’ultimo ricavato da scans(ione) + -ire. In più, ma non ultimo per funzionalità e legittimità, abbiamo scandire (da cui scansione deriva), in cui l’accezione di ambito elettronico si aggiunge con naturalezza a quella originaria appartenente alla tecnologia della trasmissione televisiva (‘analizzare mediante un fascio elettronico i punti in sequenza di un’immagine da trasmettere’). Insomma, scandire e scansione funzionano perfettamente, basandosi sull’accrescimento di significati all’interno di una parola di conio italico. Le altre forme concorrenti, adattate a partire dalla base inglese, non sono perlatro errate. Scansire è legittimo, rispetto a scandire ha soltanto meno storia alle spalle.
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