Visualizzazione post con etichetta racconti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta racconti. Mostra tutti i post

lunedì 7 novembre 2022

Riflessioni sulla scrittura

Scrivo. Lo faccio perchè ho l'impressione di dimenticare una parola al giorno. Tant'è che faccio largo uso del dizionario dei sinonimi e contrari perchè non ricordo o letteralmente non trovo la parola esatta. Ma dentro di me c'è una vocina che imperterrita grida "c'è c'è, cercala  la parola giusta che c'è ..." così alle volte contento la trovo mentre alle volte un po meno mi adatto con un sinonimo.

Scrivo, alle volte di più alle volte di meno. Non sono romanzi intesi come corposità delle pagine, perchè sinceramente non riesco a sviluppare trame così estese. A tal proposito invidio i miei scrittori preferiti come Ken Follet, Wilbur Smith o Clive Cussler i quali oltre che molto prolifici spesso riescono a "stampare" libri di circa trecento pagine. Intanto leggo e cerco di imparare. Ad esempio sto cercando di eliminare i verbi riflessivi, anche perchè il correttore ortografico me li da come errori. Quindi piuttosto che "cercarmi una cosa" opto per un più corretto "mi cercai una cosa" o addirittura solo "cercai una cosa" che nell'economia della frase è spesso più lineare e snello.

Piuttosto mi riescono meglio i racconti brevi, della serie breve introduzione, antefatto, fatto, nocciolo della trama, conclusione e finale. Il tutto mediamente spesso in meno di 20 pagine anche in caratteri grandi che prediligo.

Il tutto avviene al computer e conservato sul cloud. Ma resta sempre il dubbio sul pregio di questi scritti. Più volte ho girato copia dei files ad amici ma non ho mai ricevuto un feedback al punto tale che temo non siano mai stati letti. Spigolando sulla rete ho cercato qualcosa, giusto più per curiosità che per intima intenzione ad usufruirne, che facesse da collettore alle opere di novelli scrittori. In prima battuta ho trovato un sito il quale dal momento in cui consegnavi loro la tua opera accettavi tutte le clausole (vessatorie) per le quali perdevi ogni paternità sull'opera e, se al limite fosse stata pubblicata a discrezione dell'autore avresti ricevuto una copia rilegata. Praticamente dei ladri di altrui fatiche legalizzati.

Altre ricerche ad articoli molto più confortanti con tanti buoni consigli ed importanti dritte. Un articolo si intitola "Cari aspiranti scrittori" ed è ben scritto e ben composto. Alla fine ci sono dei punti che propongono di seguire. Fortunatamente già da ora non ne avevo mancato neanche uno: grande iniezione di autostima, ma la cosa finisce qui.

Però leggendo sulla rete nei vari siti che parlano di scrittura ho trovato una grande ed illuminante verità, che traccia il solco di divisione tra il vero scrittore e l'imbrattacarte: 

L’aspirante scrittore è colui che scrive solo quando è folgorato dall’ispirazione o solo per dar sfogo alle sue frustrazioni, per questo difficilmente arriverà a produrre un’opera narrativa coerente.

Praticamente rientro a pieno titolo nella categoria degli aspiranti scrittori, e tanto mi basta. Sarebbe certo bello riuscire a vivere più che decorosamente di scrittura, significherebbe poter dare sfogo alla propria fantasia esercitando una professione equiparabile ad un libero professionista libero da orari di lavoro ma dal solo vincolo di "dover" produrre almeno un tot di pagine al giorno per un assioma di un noto scrittore il cui nome adesso mi sfugge il quale diceva "non fate trascorrere giornata senza aver scritto qualcosa".

E poi c'è la tecnologia che ci viene enormemente incontro. Vuoi per la scrittura elettronica che ti libera dalla scrittura di proprio pugno alla macchina da scrivere e relativi sistemi di correzione ad oggi antidiluviani e quindi estremamente scomodi. Gli attuali word processor hanno integrate funzionalità che comprendono anche la correzione di bozze, il che non è cosa da poco. Ed infine last but not least Google che fornisce tutte le informazioni ti possano interessare su qualsivoglia argomento. Giusto per evitare di scrivere confutabili cazzate da parte di chi legge.

giovedì 24 agosto 2017

cazzata ovvero: storie di ordinaria follia

chi sono gli strani?
noi o il mondo che ci circonda?
possibile che ci si comporti al limite della decenza sociale senza accorgercene accumulando enormi strafalcioni così che alla fine si venga inevitabilmente emarginati?
o è la follia del mondo che ci circonda con le sue incoerenze che arriva a montare situazioni o casi dove appariamo come colpevoli di colpe di cui non siamo rei?
il fio di queste colpe è un amaro boccone da mandare giù perchè siamo incolpevoli responsabili di contesti dove le vittime sono invece i carnefici e questo è aspro come il fiele.

è capitato di aver interagito con amazzoni sì ma dalla corazza di latta che non sono state in grado di reggere il confronto riservato al ruolo che a loro era riservato.

ed eccole a perorare la loro inadeguatezza al loro re, "ma io son donna" dicendo...
accusando i fanti di pacche e di lazzi.

mio caro fante lo strano non sei tu già fustigato, ma colei che piuttosto la gonna ed il focolare avea da sceglier...

mercoledì 22 febbraio 2017

il mio viaggio in Francia ovvero quando si dice "bastardi dentro"

vi assicuro che il titolo non è buttato li a caso...
accennerò qualche nota spot sul binomio Francia/Francesi giusto per non sembrare uno che dice frasi fatte o si inventa cose.
la prima vera cosa che mi ha realmente scioccato del paese transalpino è stato il costo delle cibarie. Alla fine si è arrivati alla conclusione che, o mangiavamo insalatine o andavamo da Mac Donald, altrimenti era un salasso, e di questo ve ne parlerò in seguito.
Cosa che tu toccammo con mano, ad esempio a Parigi, fu la disponibilità nei confronti dei turisti che non parlavano francese.
Piuttosto si sarebbero fatti staccare un braccio e l'avrebbero ingoiato, forze dell'ordine incluse, piuttosto che sforzarsi con l'inglese, la mimica, i disegni sul taccuino che gli allungavamo, il traduttore Casio che tienevo in tasca (parliamo di circa 25 anni fa), o che altro.
E se poi un abile borseggiatore mi ficcava la mano in tasca e la estraeva con il mio portafoglio ed io, a culo, riuscivo e beccarlo al volo, allora tutti con espressione compita ti dissero "attention monsieur!!!".
NON POTEVATE DIRMELO PRIMA CHE MI FICCASSERO LE MANI IN TASCA VISTO CHE ERA ZONA A RISCHIO?????
Comunque, lasciata Parigi ci siamo avviammo alla volta di Cherbourg nel tour delle spiagge della Normandia. Sempre con un occhio al portafoglio decidemmo di mangiare frutti di mare (io veramente avrei optato vista la fame per una bella bistecca fiorentina), così nel ristorante turistico (LADRONI&co) optammo per uno dei panieri offerti del tipo 3 ostriche, 4 fasolari ecc. ecc. 20 Franchi.
Diciamo che però il gusto di mare non ha molto appagato il mio appetito, così decisi mio malgrado di fare uno strappo all'economia del viaggio guardandomi attorno.
In un carrello vidio qualcosa di gigante che sembrava a base di ricotta...
WOW!!! sicuramente saziante!!!
il prezzo sembrava allineato alla consistenza esposta (una montagna bianca di pietanza dolce, allego foto)



La foto non rende l'idea, comunque, me ne feci portare una generosa fetta, presi la mia forchetta... affondai... e...
CAZZO!!! affonda troppo!!!
ma che è???
chiesi, visto che NON era ricotta.
era Ile flottant, e cioè in pratica, albume montato e zucchero.
Quindi aria!!!
BASTARDI! e non costò neanche poco!!!

venerdì 14 novembre 2014

aereo o asinello?

Non posso e non voglio generalizzare e quindi mi riferirò ad un singolo episodio pur sapendo che è la triste quotidianità.

Ieri sono tornato da Roma e come al solito mi sono schifato! 

Appena si apre il volo, quando cioè appare scritto sul monitor all'imbarco il volo, SUBITO, c'è la corsa alla fila!
si, perchè sembra viga la legge del "chi prima arriva meglio alloggia", quando è sistematicamente vero che appena queste persone mettono piede sull'aereomobile, cominciano ad armeggiare con le loro (almeno) due valigie invece della semplice e sola cabin bag autorizzata all'imbarco.
Sembrano tutti diventati degli incapaci, perchè cominciano ad accalcarsi nel corridoio rimbalzando come delle palline in un flipper tra una fila e l'altra con le valigie in mano.
Impossibile per almeno il 90% di questi animali da volo l'interpretazione della carta d'imbarco e la relativa interpretazione dell'individuazione del posto a loro assegnato quando, le due etichette poste sulle file di posti sono decisamente fool proof.
Così un'operazione che potrebbe richiedere pochi minuti se si entrasse tutti ordinati, in fila, con i giusti bagagli e con le idee ben chiare diventa un marasma incredibile.
Può così capitare che, se vi capita di arrivare all'ultimo momento, sarà praticamente impossibile trovare posto alla vostra regolare valigia da cabina nelle cappelliere, e vi toccherà imbarcarla nella stiva oppure, se siete in vena così come ho fatto io una volta, iniziare un casino del diavolo con tanto di convocazione del comandante chiedendo spiegazioni sul perchè l'equazione
passeggeri:valige=spazio cappelliere:relativi posti
non viene recepita già all'imbarco, minacciando di aspettare la polizia aereoportuale piuttosto di separarsi dalla propria valigia.
Così c'è la possibilità che venga stipata in quei mega spazi tra la cabina passeggeri e quella piloti...

C'è poi l'atavico attaccamento al cellulare ed all'ultima chiamata da fare che spesso e volentieri viene fatta anche durante il rullaggio e, perchè no, durante il decollo!

L'apice dell'ignoranza si raggiunge all'arrivo. Già appena le ruote toccano la pista si sentono le musichette dei primi cellulari accesi. Certo, perchè ogni secondo è prezioso!
Se poi capita che l'aereo si fermi a metà pista perchè il terminal è occupato ecco che allora i minchioni già si alzano e vanno a prendere le loro valigie. Insomma tutta la fretta per raggiungere il loro amato aereo non era amore? Adesso devono lasciarlo con la massima urgenza?
Ovviamente la massa di cazzoni viene redarguita dalle hostess con accorati annunci all'altoparlante, mentre le teste di cazzo di turno non contente della figura fatta, tornano al posto per avvertire chissà chi che sono appena appena arrivati.

Capita infine (mi è successo proprio ieri) che uno di questi scattisti della minchia, appena sceso dall'aereo per primo quasi passando sopra ad antistanti e limitrofi possa fermarsi ad aspettare chissà chi o chissà cosa intralciando il deflusso dall'aereo degli altri passeggeri; vi giuro l'avrei preso a randellate in testa!

Allora penso: certa gente farebbe meglio a viaggiare seduta su un aereo o su di un asinello??

giovedì 4 luglio 2013

una notte fuori dall'ordinario: mini racconto

una lettura su un forum mi ha dato lo spunto per questo brevissimo racconto che, lo ammetto, ha molto del cazzaro.
sorvolate sulle incongruenze ed abbiate pietà di uno che fa tutt'altro che lo scrittore.
per facilitarmi il compito ho ambientato il racconto in un contesto che ho parzialmente vissuto in prima persona.
ecco a voi il frutto della mia mente farneticante:

E’ mia intenzione percorrere tutta la dorsale dei Nebrodi, ma preferendo fare le cose per gradi, ho deciso di iniziare con la prima tappa.
Percorriamo una bellissima carrozzabile che dopo una parte allo scoperto, inizia ad addentrarsi in boschi di querce, roverelle con bei cespugli di mirto carichi di bacche.
Il passo è di tutto riposo, tant’è che non riusciamo ad arrivare in tempo a Portella dell’Obolo visto che il buio ci raggiunge quasi di sorpresa.
Troviamo una radura con un abbeveratoio dove riempiamo le borracce, poi ci arrampichiamo un poco sull’anfiteatro che la circonda ed appena troviamo gli alberi alla giusta distanza in un punto con meno pendenza iniziamo a montare le amache e preparare il bivacco.
E’ buio pesto e lavoriamo con le torce frontali. Il silenzio è rotto dai campanacci delle mucche che pascolano nei dintorni ed assieme al mio socio armeggiamo con il paracord (1) per fissare i tarp (2) sopra le amache. 
Sentiamo un rumore nel bosco, prendo la mia torcia fenix (3) ed alla massima potenza l’accendo e comincio a sciabolare nel buio.
Strano ho la sensazione di intravedere una sagoma umana, gli scherzi del buio penso, ma subito dopo un movimento alla mia sinistra catalizza la mia attenzione, un maiale nero dei nebrodi!
Illuminato l’animale mi guarda e, con flemma suina si allontana nel fitto della boscaglia.
Finiamo di montare le amache e sistemiamo gli zaini legandoli con del paracord ed issandoli in alto sfruttando un grosso ramo che ci sovrasta.
Siamo molto stanchi, e dopo aver mangiato ci corichiamo prendendo subito sonno.
4 spari in rapida successione ci svegliano, mi precipito fuori dall’amaca per afferrare il fischietto che ho dimenticato appeso assieme al cappello al cordino che sostiene il tarp, l’afferro e per sicurezza mi accoscio. Intanto una forte lampada inizia a scrutare il bosco ed io mi blocco: cerco di capire la strana situazione, tra l’altro potrebbero essere bracconieri e non mi sembra il caso di farmi sentire-vedere.
Percepisco un movimento alle mie spalle, ma il bosco è pieno di animali e la mia mente bypassa subito questa sensazione concentrandosi di più sulla luce che una e due volte ci inquadra. Sono sicuro che non ci hanno individuato visto che ci siamo infrattati bene e che sia le amache che i tarp sono verdi.
Lo vedo bene adesso, alla luce della luna che ha fatto capolino tra le nuvole, è un flash ma abbastanza per vedere un uomo vestito di verde con un fucile a tracolla.
“Bene” penso, “pensa tu con chi siamo finiti…”, intanto la mia visione notturna migliora.
Improvvisamente vedo chiaramente un puntino rosso che si ferma all’altezza del suo petto e si ferma come si fosse incollato alla sua giacca, altri fasci rossi dal bosco alle mie spalle forano il buio attraversando la bruma della notte, incrociandosi e concentrandosi sugli altri due uomini che erano rimasti vicino ad un fuoristrada.
“Cazzo, sono puntatori laser!” e mi volto lentamente cercando di capire da dove provengono, ma è come guardare dentro ad un pozzo.
Intanto dal punto dove avevo percepito il movimento poco prima percepisco un bisbiglio, accidenti è più vicino di quanto immaginassi…
I cacciatori cominciano ad entrare nel panico, uno stupidamente imbraccia il fucile punta il bosco... e si scatena l’inferno!
Una raffica di mitra squarcia il silenzio, e subito dopo i bisbigli attorno a me si moltiplicano… “rosso cinque convergere”, “via via via!”
Subito dopo delle ombre cominciano a scendere velocemente dall’anfiteatro che circonda la conca dove si trovano i cacciatori, mentre i punti rossi sui cacciatori si moltiplicano. Sono tutti attorno a me, li “indovino” ma non li vedo, sono in tanti!
Tutto stà avvenendo velocemente, sono attimi!
A 50 metri alla mia sinistra una voce intima “fermi e faccia a terra!!!” mentre alle mie spalle si materializza una figura nera, con un passamontagna nero che lascia scoperti solo gli occhi e la bocca, ha un mitra nella mano destra mentre con la sinistra pone l’indice sulla bocca. Percepisco odore di stallatico.
Tra i cacciatori è il panico, gridano di non sparare mentre quello che era sulla macchina cade in ginocchio e comincia a piangere.
Le ombre che escono dalla boscaglia velocissime li raggiungono, si muovono al chiarore della luce dei fari della macchina, contemporaneamente alla mia destra altre due sagome escono dal bosco e come due cinghiali inferociti si catapultano su quello con la torcia e l’immobilizzano. In quattro circondano i due cacciatori accanto all’auto, buttano giù quello che piange in ginocchio ed armeggiano velocemente sui loro polsi.
Come se rispondessero ad un comando si rizzano e contemporaneamente dal bosco silenziosi come la morte ne escono altri, “ma quanti cazzo sono!” penso.
Quello alle mie spalle a bassa voce dice a me ed al mio socio che nel frattempo era uscito dall’amaca “scendete anche voi” e con lui alle nostre spalle, con qualche difficoltà visto che siamo ancora senza scarpe raggiungiamo il resto del gruppo.
Come per incanto le nuvole si diradano, ed alla bianca luce della luna ci si presenta una scena da film: una ventina di uomini vestiti tutti di nero, con il viso dipinto in tinta alcuni, altri in passamontagna ed armati fino ai denti sono disposti a semicerchio con una metà rivolta verso il bosco mentre l’altra metà tiene sotto tiro i due poveretti a terra ed il terzo cacciatore che è con le mani appoggiate sul cofano mentre, sotto tiro da una delle ombre viene perquisito da un’altra.
Si avvicina a noi uno di questi all-black e mentre si leva il cappuccio con cordialità ci dice: “sono il tenente Galassi dell’arma dei carabinieri, vi tenevamo d’occhio già da un bel po’. Vi siete fatti una bella scarpinata!”
Sento che la tensione che mi attanagliava comincia ad abbandonarmi e con voce tremante per esorcizzare la paura presa rispondo “e non potevate farvi vivi quando abbiamo fatto il caffè?”.
Il tenente ride “siamo in missione di ricognizione ed esplorazione del territorio ed è imperativo mantenerci nascosti”, “comunque” prosegue “uno strappo potremmo farlo, se vi basta un bel caffè l’accettiamo”, poi volgendo lo sguardo verso i tre cacciatori prosegue “i signori dovranno rispondere di un bel po’ di reati incluso la caccia di frodo”.
Sento il rumore di un elicottero che si avvicina, guardo in alto e lo vedo arrivare.
Atterra al centro della radura mentre con la coda dell’occhio vedo tre carabinieri che sempre armi in pugno avvicinano i cacciatori al portellone. Delle braccia si allungano dall’interno per prenderli ed in un men che non si dica l’elicottero è già sparito nella notte.
La configurazione degli uomini nella radura non è ancora cambiata, il tenente mette un dito sull’orecchio destro e mormora “fine azione, convergere, i signori ci offrono un bel caffè”.
Si volta verso di me e vistomi ancora con lo sguardo allucinato sfodera un rassicurante sorriso e mi schiaccia un occhio.
Il mio socio è già alle amache e vedo nel buio l’accendino accendersi e la fiamma azzurra della spiritiera (4) apparire. Ringrazio il cielo per aver portato una confezione intera di caffè (quando mai io…).

Mentre tutti iniziamo a risalire il pendio chiedo a Galassi “ma a quale stazione appartenete?”, “siamo in trasferta” risponde, “e siamo del Tuscania”.

(1) paracord = resistente cordino ricavato dai tiranti dei paracadute
(2) tarp = inglesismo per definire il telone usato nei modi più disparati nell'escursionismo
(3) fenix = nota marca di lampade tascabili
(4) spiritiera = piccolo fornello ad alcool

accendiamo il caminetto: racconto brevissimo

nel lontano 28 novembre 2010 pubblicai sul forum avventurosamente questo minimini racconto, battezzato 'accendiamo il caminetto':

insomma, insisti di qua insisti di là, la famiglia ha deciso (imposto) di accendere il caminetto.
legna asciutta neanche a parlarne...
ormai è diventata una questone di principio: tutti sul divano con le mani sul grembo i grandi, sulla nintendo ds il piccolo (e quando mai) aspettano in religioso silenzio (diciamo che si sono azzittiti quando mi sono incazz...).
faccio volare via la diavolina presa dallo zio l'alcool ed i fogli di giornale, apro la finestra per fare uscire il fumo.
vado nello studio ed apro lo zaino. spunto in salotto con uno squardo da basilisco con il camillus pilot (1) in una mano (la suocera mormora sottovoce "Maria proteggici tu!") cotone vaselina e firesteel (2) nell'altra.
estraggo il coltello (swisshhhh!) prendo il primo tronchetto preso in giardino dal furbo di turno che incenerisco con il primo sguardo, lo metto verticale sul pavimento in gress. mia moglie balbetta "ho passato l'aspirapolv..." giro il collo e da sopra la spalla l'incenerisco con lo sguardo, "scusa" mormora...
poggio di taglio il coltello al centro del tronchetto e prelevo dal cesto della legna un bel pezzo di legno dal diametro di circa otto centimetri, e comincio a darci dentro di batoning.
il nuovo filo del camillus è perfetto, al secondo colpo ben assestato craack ed il legno si spacca "ooohhh" mormora la platea.
il pavimento con mia sadica soddisfazione si riempie di pezzi di corteccia, scaglie di legno ed altre porcherie, ed io godo!
ne faccio a quartini 3 di quelli giusti. poi apro la confezione di cotone idrofilo, sott'occhi guardo la platea che viene percorsa da un fremito di rivincita "Lo vuole accendere con il cotone" morora lo zio esperto in diavolina con malcelata soddisfazione, mentre io come un alchimista apro la confezione di olio di vaselina ed inbibisco il batuffolo. ho la netta sensazione di un risolino che proviene dal pubblico. sorrido, anzi ghigno...
con cura aiutandomi con il leatherman (3) come pinza inserisco il cotone proprio al centro della catasta, "ed adesso là sotto come l'accende?" mormora la nonna che sulla poltrona lavorava ai ferri.
ghigno di nuovo, prendo il firesteel l'avvicino alla catasta gli appoggio sopra la lama del camillus e con un gesto repentino tiro il bastoncino di magnesite.
le scintille miracolosamente sprizzano ed incendiano all'istante il cotone che inizia a bruciare neanche fosse intriso di benzina.
"oohhh" esclama la platea.
mi alzo ripongo il coltello nel fodero, tappo la vaselina, metto il tutto sotto braccio e con malcelata soddisfazione dico "continuate voi".
non è andata proprio così... ma quasi...

(1) camillus pilot=coltello da sopravvivenza in dotazione ai piloti dell'aviazione americana
(2) firesteel=barretta in ferrocerio che se strofinata da una lama provoca scintille
(3) leatherman=nel dettaglio multitool con funzioni di pinza, coltello, giravite, seghetto ecc. ecc.