venerdì 12 maggio 2023

mini dossier pompe di calore

L'argomento, come tutti d'altra parte, se affrontato minuziosamente ed a fondo è esteso, quindi mi limiterò prevalentemente ad inserire link salienti sull'argomento, lasciando al lettore la facoltà di approfondire quanto lo desideri. Buona lettura.

Come riscaldare casa con la pompa di calore, quanto costa e quanto si risparmia

 Pompa di calore: principio di funzionamento

Pompa di calore per riscaldamento e raffrescamento



in fase di aggiornamento man mano che trovo materiale interessante

 

giovedì 16 marzo 2023

La Gara

 Quando comprai il mio primo PC ed installai Word, venne il desiderio di provare il word processor per antonomasia raccontando la mia prima gara di Enduro da poco fatta. Eccola


LA PARTENZA


L'aria del mattino filtra pungente attraverso la mentoniera del casco mentre mi avvio

in sella alla moto all'appuntamento fissato il sabato mattina alle 8.30 in piazza Duomo, visto che è preferibile arrivare presto per poter provare il percorso. Mia madre mi accompagna con la macchina dato che sulla moto non posso caricare il borsone ed il bidone da 25 litri.

Claudio puntuale come al solito è già sul posto ma prima di iniziare a caricare le moto sul furgone bisogna aspettare gli immancabili ritardatari. Il furgone è un vecchio Volkswagen che lui usa per effettuare le consegne e dimostra tutti i suoi anni. Gli scompartimenti laterali, sotto il cassone, hanno il fondo parzialmente arrugginito e ripongo non senza timore il borsone con tutti i ricambi, gli attrezzi e l'abbigliamento da gara.

Facciamo il pieno a Baracca e ci avviamo verso Pedara, uno dei tanti paesi alle falde dell'Etna al seguito dell'auto di Ciccio.

Il problema di tutti è infatti orientarsi nella ragnatela di strade che solcano le falde del vulcano ma per fortuna il Presidente, così chiamiamo il buon Ciccio in quanto presidente del moto-club, forte dell'esperienza dettata da quasi vent'anni di gare in mezza Sicilia, riesce ad orientarsi magistralmente in questi luoghi che ospitano con cadenza annuale le competizioni.

LA RICOGNIZIONE

Arriviamo a Pedara verso le dieci e mezza ma passano almeno 3/4 d'ora prima di scendere le moto dal furgone e dal carrello e terminare il rito della vestizione.

Mentre indosso la maglia del moto-club passano alcuni piloti che stanno già provando il percorso ed io non vedo l'ora di iniziare.

Finalmente partiamo seguendo le frecce rosse pitturate sul tragitto che per tutta la gara permetteranno di orientarmi lungo un percorso che imparerò al terzo dei quattro giri.

La ricognizione del giorno prima ha infatti la duplice funzione di familiarizzare sia con le strade da percorrere che con le difficoltà del tracciato che non sempre è alla portata di tutti, specialmente quando i tempi sono tirati.

Nel primo tratto in fuori strada Peppe cade e si fa male ai legamenti del ginocchio e questo gli comprometterà la gara ma dopo pochi minuti siamo nuovamente in moto.

Proviamo il percorso per intero esclusa la Speciale in linea ed il Fettucciato in quanto da regolamento, le prove a tempo determinanti per la classifica sono chiuse, per non agevolare i locali che  comincerebbero a provare una settimana prima affinando così la tecnica e le traiettorie non lasciando molte chance a chi vede per la prima volta le Prove speciali il sabato o addirittura la domenica.

Al termine della ricognizione sono piuttosto soddisfatto di me in quanto il mio timore non è finire in coda alla classifica ma riuscire a terminare la gara possibilmente senza penalità.

Il pomeriggio è dedicato alla manutenzione delle moto e alle  punzonature, quindi inizio con la pulizia del filtro dell'aria che lavo con la benzina e metto in un angolo ad asciugare provvedendo a tappare la cassetta filtro con una palla di carta per impedire che polvere o terra penetri nel carburatore, nel mentre inizio ardua operazione della sostituzione del copertone (cosa che non mi è mai riuscita bene).

Mentre sudo e do l'anima con mazza e stecche il Presidente mi grida "Marco muoviti che stanno chiudendo le punzonature!!!", guardo l'orologio e mi accorgo che sono ormai le 5.30 del pomeriggio ed il tempo è volato senza che me ne accorgessi.

Monto come capita la ruota davanti e senza gomma mi avvio spingendo la moto presso i commissari tecnici i quali verificano che il mezzo sia conforme al regolamento e siglano con una stupenda vernice verde i mozzi delle ruote i carter del motore i silenziatori delle marmitte ed il telaio. Questo per evitare che durante la gara qualcuno in seguito ad avarie sostituisca la moto o parte di essa.

Torno tutto contento dal gruppo e termino di montare con qualche difficoltà la ruota ed il filtro dell'aria, quindi metto in moto. Al secondo tentativo il motore si avvia ma si spegne subito dopo ed io per non dare soddisfazione alla moto tento di riavviarla senza successo.

Che fare allora? Dietro di me vedo una stradina in discesa che mi permetterebbe di avviare la moto senza fatica e decido di avviarmi; ingrano la quinta e inizio a scendere, lascio la frizione ma il motore non si avvia anzi si blocca la ruota posteriore e lascio qualche etto di buon copertone appena montato sull'asfalto, ritento ma non vuole saperne di partire.

Mentre le provo tutte vedo che sto per incrociare la strada nazionale e decido di fermarmi per controllare il motore ed anche perché mi sono allontanato dal gruppo senza avvertirli e tornare a spinta è pura utopia. Controllo il rubinetto della benzina che è regolarmente aperto, stacco il tubo e mi accerto che il carburante defluisca  regolarmente quindi, mentre cominciano a raccogliersi attorno a me alcuni bambini del paese che visti i miei infruttuosi tentativi di avviare la moto si offrono di gareggiare al mio posto.

Ci mancavano anche gli sberleffi dei locali ed io continuo a sudare ed a non capire cosa succeda mentre faccio l'indifferente assumendo l'espressione di quello che ha tutto sotto controllo.

"Lo fa sempre ma poi parte" dico, ma Lei non sente ragione e si ostina nel suo mutismo mentre i ragazzini sghignazzano.

"Che fine hai fatto" sento chiedermi, mi volto e vedo Daniela la moglie di Ciccio che è venuta a cercarmi in moto, "Non parte" dico e comincio a pensare che la gara è finita prima di cominciare, poi però colto da un'improvvisa ispirazione chiedo ad in bambino:

"questa strada in discesa procede ancora per molto?" , "Uuuu... hai voglia" risponde il cinico spettatore; decido allora di proseguire in discesa chiedendo a Daniela di avvertire gli altri di recuperarmi con il furgone qualora non si avviasse.

E giù per la stradina stretta e ripida fiancheggiata da muretti a secco come solo le strade del catanese possono essere: sono lanciato di 5° e lascio bruscamente la frizione, la pendenza non permette alla ruota di bloccarsi ma non consente comunque al motore di avviarsi, scalo allora in 4° e così in 3° ma la moto non parte, passo alla seconda ma segni di vita non se ne sentono, allora colto dalla disperazione passo in 1° ed apro a manetta il gas !

Dopo neanche un metro la moto fa un botto enorme e con una nuvoletta di polvere bianca espulsa dalle marmitte (cosa questa notata da Daniela) si avvia.

Scoppio dalla gioia e mantenendo il motore su di giri faccio inversione di marcia e ritorno sui miei passi con un interrogativo in testa: cosa poteva essere successo ?

A distanza di mesi ci siamo ricordati che tornando dalle punzonature non avevo tolto la carta dalla scatola filtro, otturando così l'aspirazione del motore il quale però, era riuscito ad avviarsi quando aprendo completamente il gas avevo permesso alla carta di passare attraverso il carburatore, le valvole di aspirazione, la camera di scoppio, le valvole di scarico e finalmente le marmitte!!!

LA NOTTE

Arriviamo in albergo e sistemiamo furgone e macchina in modo da poterli controllare dalle stanze e dopo una allegra mangiata andiamo a coricarci.

Cerco di prendere sonno presto ma invano, il nervosismo per pre-gara comincia a farsi sentire già da adesso e comincio a rigirarmi nel letto senza trovare tregua. In definitiva passo quasi tutta la notte in bianco, e questo perché volevo essere fresco e riposato il giorno dopo. La domenica alle 7 ci troviamo tutti nella hall già bardati di tutto punto e cominciamo a discutere sulla migliore alimentazione ed io alla fine decido per un caffè ed un cornetto.

LA GARA

Ci avviamo verso la piazza del paese, posteggiamo i mezzi e scarichiamo le moto.

Prima di avvicinarci al palco partenze do un ultimo controllo alle leve ed allento un poco l'alza valvola automatico temendo di avere sì una messa in moto più morbida ma anche di lasciare le valvole in tiro rischiando di bruciarle. Di questa scelta me ne pentirò amaramente in seguito.

Ci raccogliamo sotto il palco studiando la rampa di accesso che sembra alquanto ripida e visto che bisogna arrivare sulla linea di partenza a spinta, nutriamo qualche perplessità.

Naturalmente i catanesi sono una fonte inesauribile di idee e l'inevitabile uovo di colombo era prendere una generosa spinta e farsi aiutare in caso di difficoltà da qualche anima pia.

L'ordine di partenza rispetta le cilindrate in ordine crescente e quindi gareggiando nella "oltre quattro tempi", vale a dire la massima cilindrata mi trovo in fondo all'ordine di partenza. Aspetto comunque, sebbene con un certo nervosismo, il mio turno facendo delle prove di avviamento.

Alle 9 circa arriva il mio turno e spingo come un forsennato la moto sul palco, pensando che questo è solo l'anticipo, riconosco nel direttore di gara Gaspare al quale chiedo di scandirmi i secondi dopo il via.

Il regolamento prevede infatti una penalità se dopo un minuto dall'orario teorico di partenza il mezzo non parte regolarmente, pensando che in definitiva è preferibile partire a spinta che non partire affatto.

Fortunatamente la moto è clemente e parte quasi subito e comincio a tirare come un disperato per raggiungere Nico che è partito un minuto prima. Lo raggiungo dopo un chilometro circa prima di entrare nel primo tratto in fuori strada.

Si tratta di un sentiero che si snoda in un vasto pianoro di natura lavica (come tutti i percorsi del catanese) con scalini di varia natura e dimensione sia a salire che a scendere, e dopo un centinaio di metri, in seguito ad una caduta, si spegne la moto.

"Ed è uno" penso, cominciando a scalciare come un forsennato sulla leva della messa in moto ma di partire neanche a parlarne, comincio a sudare e Nico dice "io comincio ad andare mi raggiungi poi" mentre mi levo il casco perché comincia a mancarmi l"aria.

Intanto chi è partito dopo di me mi sorpassa ed io passo al giubbotto ed elle pettorine pensando "è il colmo la mia prima gara  termina prima ancora di finire il primo giro.

Decido di riprendere fiato visto che la fatica comincia a farsi sentire e la gamba andare il acido lattico.

Fortunatamente la mia buona stella non mi abbandona e riesco a far partire la moto, mi rivesto e parto tirando come un dannato, tenendo d'occhio le frecce rosse che si trovano ora sul terreno ora sui muri ora sui massi che non mancano mai.

Raggiungo l'asfalto e recupero il tempo perduto, raggiungendo Nico alla partenza della prima prova speciale.

Si tratta di un fettucciato interminabile tipo campo da cross ma con molte salite e discese ripidissime, con alcuni salti a base di terra di riporto e curvoni dello stesso materiale, nei quali colleziono una buona parte di cadute e di relative messe in moto per la gioia della gamba sinistra.

Alla fine della speciale è l'assistenza che salto visto che sono ancora al primo giro.

Nel trasferimento che segue decido che nell'ultima speciale fatta sarà preferibile girare di conserva, visto che è più il tempo perso a rialzarmi che quello che guadagno correndo.

Sono le 9 e 40 e ringrazio l'allenamento al quale mi sono sottoposto nei mesi invernali perché più avanti andrò maggiore sarà il caldo e la stanchezza accumulata.

Due catanesi su degli 80 cc. mi sorpassano e, visto che conoscono meglio il percorso, mi metto sulla loro scia.

Dopo una svolta a destra in una stradina con degli scalini in salita li sorpasso, forte dei cavalli in più pensando "tanto mi raggiungeranno quando il percorso si farà più duro".

Il loro turno di sorpassarmi arriva verso il termine dello sterrato ma mi rifaccio sull'asfalto, mi sono ormai fatto prendere dalla  competizione.

Il percorso continua ad articolarsi tra tratti di asfalto e sentieri pieni di pietre e muretti da risalire fino alla prova di accelerazione.

Quest'ultima consiste in un rettifilo di 100 metri da percorrere partendo da fermo nel minore tempo possibile: un mangia frizione insomma.

Arrivo tutto contento della mia gara alla seconda speciale e parto deciso a dare il meglio di me stesso, pur non essendo a cronometro visto che siamo al primo giro.

Al mio turno parto sparato facendo la gimcana tra i cespugli di ginestra delimitati dalla fettuccia bianco-rossa ma dopo un salto in curva... cado rovinosamente: "questo salto è da tenere in considerazione al prossimo giro" penso e mi affretto ad alzare la moto, ma quando salgo in sella per partire, mi guardo attorno smarrito perché ho perso il tracciato.

Dopo alcuni secondi di panico vedo in lontananza un moto che scompare e riappare nella sciara che ho davanti.

Aguzzando la vista noto tratti di fettuccia delimitanti il percorso del pilota che mi aveva sorpassato mentre rialzavo la moto.

"Andiamo bene" dico e mi avvio nella direzione dell'ultimo avvistamento. Ebbene la seconda speciale che dovrò percorrere per altre tre volte si snoda lungo un percorso che non mi sarei mai sognato di affrontare.

E' un continuo sali e scendi nella lava mai percorsa prima, con tutte la asperità che la distinguono, comprese le pietre smosse gli scalini i muretti ed i salti, un vero percorso macina braccia.

Fortunatamente a metà trovo un tratto con un muretto a secco a destra e lavatrici con altro materiale da discarica a sinistra, "se cado qui mi distruggo di sicuro" dico tre me e me e cerco di prendere fiato, ma ecco che riprende la lava. "Ma come faccio a corre qui" grido e comincio a maledire il momento di non essermi dedicato al ping-pong.

Finalmente esco dalla speciale mentre sono un bagno di sudore, non certamente aiutato dal sole che comincia a picchiare e dalle  imbottiture che fungono da sauna.

Mentre corro sull'asfalto cercando di recuperare il tempo perduto noto che agli incroci ci sono dei ragazzi che sbandierano al mio passaggio, penso che lo facciano per salutarmi e sistematicamente rispondo al saluto mentre rallento per impegnare l'incrocio, a metà gara capisco che sono lì per bloccare il traffico e farmi passare diritto senza dovere rispettare alcuna precedenza.

Il bello è che all'interno dei paesi sono i Vigili Urbani o i Carabinieri che mi fanno strada e vi assicuro che nel suo piccolo è una bella soddisfazione passare ad uno stop o da un semaforo rosso con la benedizione delle forze dell'ordine!

Dopo alcune mulattiere in posti che neanche con la cartina ritroverei termino il primo giro.

La moto è tutta una botta e sembra passata attraverso due macine dentate ed approfitto dell'anticipo accumulato per darle una controllata.

La piastra para colpi della pompa dell'acqua è piegata verso dentro e la raddrizzo con le mani, il tubo che porta l'acqua al radiatore è storto e mentre lo raddrizzo mi resta in mano.

In un batter d'occhio tutta l'acqua del radiatore esce ed io comincio a gridare come un tarantolato e senza molti complimenti mi faccio tenere la moto da una ragazza che si trovava lì vicino.

Apro freneticamente il marsupio ed esco il giravite, fisso la fascetta che si era allentata con l'urto ed ora? L'acqua dove la trovo? Se fossi stato in piena campagna avrei fatto la pipì nel radiatore ma in piena piazza cosa fare ? Guardo l'orologio e vedo che mancano 2 minuti ed in certi casi 120 secondi sono veramente pochi.

Mi ricordo che sotto il palco avevamo lasciato una bottiglia di acqua gassata per rinfrescare la gola mentre aspettavamo il momento per entrare al controllo orario.

"Tieni la moto grido" alla biondina e mi precipito sotto il palco, torno con la bottiglia sottobraccio e inizio a rabboccare il radiatore con le bollicine che escono dall'orlo,"meglio che niente" dico sorridente alla occasionale assistente che mi guarda interdetta.

Chiudo il tappo, metto in moto e parto a razzo, arrivando in derapata sulla striscia bianca che delimita il controllo, consegno la tabella di marcia al commissario che la vidima accertandosi che non porto ritardo.

Inizio il secondo giro e noto che già dopo un ora e mezza di gara sono ancora ad un quarto del percorso.

Forte dell'esperienza fatta al primo giro forzo un poco il ritmo, arrivando però lungo ad alcune deviazioni, dovendo così tornare indietro.

Ripasso dal posto dove si era fermata la moto e realizzo che forse si era spenta per via di qualche rimasuglio della carta del giorno prima che doveva aver intasato il carburatore.

La polvere alzata da chi mi ha preceduto è ormai una costante ed ho tutta la bocca impastata ed una sete che mi divora.

Dopo una svolta a sinistra apro il gas troppo bruscamente e la moto derapa puntando contro un tronco sul lato della strada. Il cozzo è inevitabile ed ovviamente la moto si spegne, la gamba sinistra è ormai un dolore continuo ma riesco a mettere in moto, ingrano

la prima, accelero lascio la frizione e la moto si rispegne, rimetto in moto riprovo a partire ottenendo però lo stesso risultato, sembra che gli ingranaggi del cambio siano bloccati e comincio a pensare come raggiungere l'assistenza anche perché non ho alcuna intenzione di lasciare la moto.

"Certo che se riuscivo a finire la gara era meglio" penso, nel mentre riesco a partire mantenendo la prima che bene o male mi permette di camminare; arrivo all'asfalto e tiro un sospiro di sollievo, "male che vada qui qualcuno che mi traina lo trovo sicuramente" penso, nel mentre riesco ad ingranare la seconda ed anche la terza, "forse era un problema transitorio" dico e mentre comincio a giocare con il cambio per saggiarlo ottenendo risultati incoraggianti decido di continuare la gara tanto cosa può succedermi di più...

Mi avvio a percorrere la prima speciale per la seconda volta, questa volta però cronometrato, ed un ragazzo che corre nella mia stessa classe chiede se può partire prima di me subodorando di non trovarsi un veloce che potrebbe fargli da tappo. "Prima di me non ti faccio partire per principio, però se mi raggiungi gridami che ti faccio passare" replico con aria di sufficienza e parto cantando una canzone di Reitano che modificata da me fa "Prendi questa mano Tindaraaa...".

Ovviamente viste le mie risorse fisiche me la prendo comoda tanto anche tirando allo spasimo non avrei storia visti i siluri che mi precedono. A metà speciale mentre mi destreggio in una serie di curve in pendenza in mezzo agli alberi sento una specie di suono alle mie spalle e realizzo che lo stesso suono mi segue già da un pezzo, mi volto e vedo il tizio della partenza incollato alla mia ruota posteriore che si dimena e grida come un pazzo. A mò di scusa indico il casco all'altezza delle orecchie ed al primo slargo accosto e lo faccio passare mentre lui mi grida "vaffanculo".

Sicuramente aveva giudicato bene il suo avversario ma diamine la guerra è guerra per tutti e sicuramente anche lui avrà fatto da tappo a qualche altro, e poi chi se ne frega.

Lo riaggancio alla fine della prova speciale mentre  l'assistenza mi levano letteralmente la moto di sotto e Daniela mi ficca in bocca un cucchiaino di miele.

Mi attacco ad una bottiglia d'acqua lo avvicino e con piglio deciso lo apostrofo dicendogli "parlavi con me poco fa ?", lui si scusa dicendomi : "era un pezzo che non riuscivo a passarti ma comunque andavi più piano di me", "dispiace anche a me" rispondo "comunque la prossima volta arriva prima di me così non mi trovi davanti", gli volto le spalle e raggiungo la moto provando un senso di sadica soddisfazione, allora non vado così piano se no mi avrebbe sorpassato facilmente.

Parto con il pieno nel serbatoio e tutti i cavi e leve lubrificati, "la potenza dell'assistenza" dico ad alta voce, tanto chi mi sente.

Ho il tempo di maledire il sole di giugno che da queste parti cuoce come ad agosto, coadiuvato dal calore che il terreno nero emana.

Impegno al alta velocità una strada in leggera salita prendendomi la "questione" con un Suzuki 4 tempi che non riesco a sorpassare, sentendomi un veloce.

Lo sorpasso di prepotenza autoconvincendomi di essere veramente un pilota degno di tale nome. Ma due curve dopo vado diritto ad una curva e finisco con tutta la moto in un mega cespuglio di rovi. Tento freneticamente di uscirne ma non riesco neanche a scendere dalla moto tale è il groviglio che mi avvolge.

Nel frattempo la Suzuki passa salutandomi con un colpetto di claxon ed io ritorno con i piedi per terra.

Passano 5 minuti buoni prima che riesca ad uscire da  quell'infernale groviglio e realizzo che viste le mie doti è di gran lunga preferibile la gara di conserva.

Controllo l'orologio e la tabella di marcia e vedo che sono  lievemente in ritardo, arrivare ultimo sì ma non con delle penalità. Ed eccomi nuovamente a tirare come un criminale cercando di distendere la gamba sinistra nei rettifili visto che i crampi da messa in moto cominciano a tormentarmi.

Arrivo così sparatissimo al tratto che mi aveva visto impegnato nella precedente mini sfida con quegli 80 ed al primo scalino prendo una gran botta con la ruota posteriore.

Penso "spero che non sia successo niente di grave" e proseguo con la stessa andatura ma dopo pochi metri si insinua nella mia mente un dubbio avvalorato dalla strana tenuta della moto in curva, "posso credere...", scalo le marce fino alla prima e mi fermo, guardo dietro e vedo quello che non avrei voluto vedere mai.

La ruota posteriore totalmente sgonfia! Quella gran botta aveva pizzicato la camera d'aria con il cerchione forandola.

Ed ora? Passo in rassegna tutto quello che mi era successo fino ad ora: crampi, radiatore senz'acqua, cambio bloccato. E chi si ferma più. Decido di continuare scoppio maledendo il momento in cui non mi ero messo nel marsupio la bomboletta riparagomme.

I primi chilometri li percorro cercando di risparmiare copertone e ruota ma poi, potenza della gara, dimentico tutto e riprendo a mantenere un regime sostenuto.

Al momento della prova d'accelerazione, temendo di perdere il copertone decido di partire piano, più piano del previsto visto che non ingrano la prima e parto di seconda:"Ma quanto ci stà a prendere giri sto motore" penso, e continuo ad inanellare cattive figure.

La seconda speciale nella sciara è un vero calvario, la moto è letteralmente inguidabile e le braccia non ci sono più; e pensare che non sono neanche a metà.

Al controllo orario incontro un ragazzo di Palermo che corre con il nuovo modello della mia moto e con il quale si era instaurata una sorta di cameratismo. "Cambia la gomma" mi grida, "come fai a guidare così", "Se cambio la camera d'aria perdo almeno due ore ed arrivo a notte inoltrata" rispondo, "preferisco continuare così", "contento tu" replica lui e se ne va forte della sua gomma gonfia al punto giusto.

Nelle mulattiere accumulo un discreto ritardo e devo recuperare sull'asfalto perfezionando una tecnica a me nuova: correre il più possibile nei rettifili e rallentare il più possibile nelle curve per non finire all'ospedale.

Ormai transito dagli incroci a 120 chilometri orari, sperando di non perdere il copertone, senza più salutare gli sbandieratori e benedendo al tempo stesso questa iniziativa dell'organizzazione.

Arrivo al termine del secondo giro stremato e trovo Claudio e Nico tranquillamente appoggiati ad un muretto che smaltiscono i loro 20 minuti di anticipo. Io ne ho solo 5 per recuperare e decido che mi debbono bastare.

Controllo la ruota posteriore e conto i raggi della ruota. Fortunatamente all'appello non ne manca nessuno. Transito al controllo orario in perfetto orario, sono le 12 e tutto va male!

Se il secondo giro e stato faticoso il terzo è un vera Via Crucis, il caldo è insopportabile mentre braccia e gambe non sembrano esserci più. Decido di adottare la filosofia del "quanto mi manca" e non più quella del "quanto ho fatto".

Ecco da qui devo passarci un'altra volta sola. Questo posto ormai lo conosco e so come passarci facile e così via.

Lungo il percorso incontro sempre meno gente, il serpentone dei piloti si è completamente sgranato, buona parte degli spettatori è andata a mangiare ed io che corro da solo attingendo energia da un cornetto ed un caffè presi la mattina.

Fortunatamente la polvere mi accompagna costantemente e la bocca ha ormai un sapore indefinito, la saliva non c'è più ed avrò perso un paio di chili tra grassi bruciati e sudore.

Ormai conosco il percorso a memoria, non devo più badare alle indicazioni e posso gestire meglio le poche risorse fisiche in virtù degli ostacoli che mi aspettano, recuperando tempo ed energia nei trasferimenti su asfalto e spendendoli entrambe nelle mulattiere ed i sentieri che fanno comunque parte della maggior parte del tracciato.

La prima delle prove speciali non mi crea più problemi, sicuramente avrò tempi vicini all'ultimo assoluto, ma l'obbiettivo resta portare a termine la gara.

Quello che comunque più mi preoccupa è la speciale sulla lava. Quando vi arrivo gioisco al pensiero che è la penultima volta che la percorro; arrivato a metà nel tratto tra i frigoriferi ed il muretto scorgo un pilota che stremato dalla fatica o bloccato da un guasto meccanico è seduto sul ciglio del sentiero con la moto appoggiata ad una pietra e la testa tra le gambe, passando gli dico "è dura ?" pensando a quanto doveva stare bene chi a quell'ora in spiaggia si crogiolava al primo sole dell'estate.

Nell'ultimo tratto, a causa dei salti dovuti alla natura del terreno, perdo addirittura le stecche per smontare il copertone che tenevo nel borsello fissato al parafango posteriore.

La prova d'accelerazione è ormai una formalità e termino il terzo giro arrivando con 3 minuti d'anticipo.

Un piazza ritrovo il palermitano che rinnova la sua esortazione a sostituire la camera d'aria. "Ormai ho fatto 30, posso fare 31" rispondo e mi chiedo con quali forze terminerò l'ultimo giro.

Il percorso è ormai stravolto, alcuni punti sono distrutti dalle centinaia di passaggi e dalle tracce dei copertoni e noto, con un certo piacere, che certi tratti sono stati saltati per intero. "Meglio" penso, "se li saltano gli altri posso saltarli anch'io, e poi cosa ho da perdere".

Mi avvio verso l'ultima tornata della prima speciale, aspetto il mio turno e quando sono sulla linea di partenza a 15 secondi dal via un commissario mi dice con marcato accento catanese: "compare che fai perdi benzinaa?", guardo sotto la moto mentre il cronometrista scandisce i 10 secondi e vedo del liquido gocciolare e dimostrando di non fare tesoro delle esperienze precedenti, vado a toccare i tubi del radiatore.

Ed ecco che me ne resta uno in mano mentre tutta l'acqua minerale precedentemente messa defluisce con un sinistro gorgoglio, 5 secondi, "che fai ti ritirii" incalza il catanese con quel suo parlare cantilenante, faccio rapidamente mente locale: l'assistenza mi aspetta subito dopo la prova speciale, devo percorrere poco meno di un chilometro senza acqua nel radiatore, il motore ha rivelato fino ad ora buone doti di robustezza, ma sì, chi se ne frega !

3,2,1 ... via , ingrano la prima e parto, tanto in un modo o  nell'altro deve finire questa gara.

Arrivo all'assistenza gridando a squarciagola "il radiatore! il  radiatore!", inchiodo la moto e scendo come se stesse per esplodermi di sotto, e mentre mettono la moto su cavalletto, apro il marsupio ed esco i ferri, me li piazzo davanti e mi sistemo sotto la moto presso il punto da dove avevo perso il liquido.

Si era allentata una fascetta che bloccava il tubo del liquido proprio all'altezza dei collettori di scarico della marmitta (il punto più caldo della moto dopo la camera di scoppio), mi rimetto i guanti che nel frattempo avevo tolto e cerco di rimettere in sede il tubo.

Grido per il dolore visto che nonostante i guanti di pelle le mani mi bruciano, fortunatamente arriva il padre di Nico con due bottiglie d'acqua che mi versa sulle mani e sui collettori mentre lavoro. A peggiorare le cose continua a cadermi sulle mani quel poco di acqua che era rimasta nel cilindro che ovviamente è oltremodo bollente. Continuo a gridare e a maledire ad alta voce il giorno che ho deciso di gareggiare mentre, attraverso numeri da alta scuola di  prestidigitazione cerco di sistemare il tubo in posizione e fissargli attorno una nuova fascetta che fortunatamente avevo di scorta. Alla fine dell'acqua delle bottiglie riesco ad avvitare il tubo e mentre Daniela cerca di calmarmi Nicola riempie il radiatore con della fresca acqua di fontana, rabbocca il serbatoio della benzina e via verso l'arrivo.

Parto gridando alla folla di curiosi di farmi strada, mentre il  retrotreno mi scoda a causa della gomma scoppia e finalmente riesco ad uscire da quel labirinto di persone e mezzi che generalmente è il parco assistenza.

"Coraggio hai quasi finito" mi dico e non ho il cuore di pensare cos'altro possa succedermi.

Sono comunque diventato un esperto della guida con ruota scoppia e sia sull'asfalto che sullo sterrato riesco a fare numeri a me fin'ora sconosciuti. Nel primo, sul dritto, prendo punte velocistiche pari alle condizioni ottimali della gomma, nel fuori strada ho preso totalmente confidenza con la guida in controsterzo e mi preoccupo quando qualche volta la moto mantiene la traiettoria.

La seconda e fortunatamente ultima speciale è talmente dura che pur di evitare gli ultimi 30 metri di pietre, aggiro lostacolo rischiando la squalifica.

Ormai è finita e sono in vista del paese, devo solo fare un leggero giro che il percorso mi impone e poi sono arrivato.

Nell'ultima mulattiera però, all'altezza di una strettoia tra due massi appuntiti cado e rimango su di un fianco reggendomi con la mano sulla punta di una pietra e con la gamba tra il masso e la moto.

Cerco di alzarmi ma con la forza di braccia non ce la faccio e non posso neanche utilizzare le gambe, intanto il palmo della mano mi duole e l'avambraccio aveva già dato tutto un ora fa, mentre la gamba sotto il peso del corpo comincia a fare leva tra la punta del masso e la moto.

Comincio a preoccuparmi anche perché sono solo; fortunatamente nel frattempo arrivano 3 concorrenti che vistomi a terra aspettano che mi alzi per passare, solo che io non mi alzo e, quando capisco che non hanno ancora realizzato la situazione, mi metto a gridare "dolore, mi sto rompendo la gamba, levatemi la moto di  sopra!", capiscono e con tutta calma mi liberano da quella strana posizione e, come se nulla fosse successo prendono le loro moto e si avviano.

Resto seduto a terra ancora un poco, visto che la gamba mi fa male ma poi, richiamato dal cronometro mi accorgo me mancano pochi minuti, almeno così credo.

Mi rialzo, metto per la centesima volta in moto notando come sia sempre più dura la leva e parto come un assatanato.

Arrivo in paese come una scheggia gridando alla folla di farmi passare "sono in ritardo!" grido ma poco prima di entrare al controllo orario mi accorgo che sono ancora in anticipo.

Mi fermo di colpo, suscitando espressioni interrogative in chi si era fatto da parte per farmi passare, spengo la moto ed inizio ad  spettare. Dopo circa un minuto spunta Ciccio che aveva terminato quasi un'ora prima il quale mi dice "Non lo sai che  all'arrivo l'anticipo non paga penalità?", tutto soddisfatto taglio allora il traguardo (in moto ovviamente), consegno la tabella di marcia ed a spinta porto la moto al Parco Chiuso che è già pieno.

La appoggio ad un muro e scorgo lì vicino una fontana, faccio la mia buona fila e quando viene il mio turno mi attacco alla canna bevendo come un cammello.

Quando penso di non farcela più a bere mi stacco dalla fontana e mi avvio verso il gruppo. Mentre mi avvicino mi viene incontro Nicola il quale complimentandosi per la tenacia da me dimostrata mi offre un bottiglia di acqua piena per 3/4.

Gli restituisco la bottiglia vuota e, arrivato in prossimità del furgone mi accascio per terra dicendo svegliatemi al momento della  esposizione delle classifiche.

IL RECUPERO

Dopo circa un quarto d'ora decido di alzarmi per cambiarmi visto che sono un pezzo d'acqua e perché ho un certo languorino.

Sono le 3 e mezza ed il digiuno associato alla fatica mi fanno fare fuori un filone di pane casareccio imbottito recuperato dalla provvidenziale Daniela in chissà quale bottega.

Ci toccherà aspettare diverse ore, trascorse sistemando materiali e moto e mangiando cornetti algida, prima che vengano esposte le classifiche e le otto di sera prima che abbia atto la premiazione visto che Nico si è classificato.

A sera inoltrata partiamo finalmente alla volta di Messina, stanchi ma soddisfatti.

"Quand"è la prossima gara" chiedo da bravo Stakanovista della moto, appena arrivati in città.

Ciccio sorride e risponde "tra 3 settimane" ed io: "ci sarò".

lunedì 2 gennaio 2023

Riscaldatori ad aria calda a gasolio

 Di questi tempi la rete, e specialmente Youtube, sono pieni di entusiasti video riguardanti questa tipologia di dispositivo.

Non è una novità visto che da anni viene usato nelle cabine dei TIR per riscaldarle quando i camionisti dormono delle fredde notti d'inverno. Ugualmente anche nei camper o nei piccoli cabinati è una valido ed economico sistema per riscaldare ambienti.

Il principio di funzionamento si basa su un bruciatore diesel che riscalda dell'aria prelevata dall'esterno tramite una bocchetta che viene pompata riscaldata tramite una seconda bocchetta con l'ausilio di una ventola. Le dimensioni variano a secondo dei modelli e delle marche ma mediamente oscillano attorno ai 40x45x16cm, praticamente un bidone da 20lt o 26x25x38cm se basso e tozzo tipo saldatrice ad arco.

Quasi tutti i modelli hanno un visore prolungabile per poter essere posizionato remotamente, ed un telecomando per completare le funzioni da remoto.

Chi lo ha recensito e mi è sembrato più serio dei tanti dichiara un consumo di 1lt di gasolio per circa 6 ore di funzionamento. ATTENZIONE però perchè pare riesca a digerire una miscela di 60% nafta e 40% olio da frittura esausto però opportunatamente filtrato. In pratica costerebbe quasi la metà visto che una volta aver fritto le patatine il quanto basta l'olio viene buttato...

Chi ha fatto questo esperimento-scoperta non si assume responsabilità per un uso di olio esausto superiore al 40% (che già poco non è)!

Molti recensori dicono di riscaldare tutta casa, ma è una immane bufala!!! Anche l'8Kw a piena potenza può andare bene per un ambiente di circa 30m3, NON DI PIU'.

Quindi:

-bene per una stanza

-bene per un bagno anche grande

-bene per un garage dove si fa bricolage purchè non sia una autorimessa

-bene per un monovano

-bene per un piccolo bivani (ma veramente piccolo e ben coibentato)

Sono sempre conti a farsi. Conti agevolati dal baso costo del carburante, tra l'altro ottenuto recuperando olio di frittura.

https://www.youtube.com/watch?v=WNWBG7VW9Zo