giovedì 4 luglio 2013

una notte fuori dall'ordinario: mini racconto

una lettura su un forum mi ha dato lo spunto per questo brevissimo racconto che, lo ammetto, ha molto del cazzaro.
sorvolate sulle incongruenze ed abbiate pietà di uno che fa tutt'altro che lo scrittore.
per facilitarmi il compito ho ambientato il racconto in un contesto che ho parzialmente vissuto in prima persona.
ecco a voi il frutto della mia mente farneticante:

E’ mia intenzione percorrere tutta la dorsale dei Nebrodi, ma preferendo fare le cose per gradi, ho deciso di iniziare con la prima tappa.
Percorriamo una bellissima carrozzabile che dopo una parte allo scoperto, inizia ad addentrarsi in boschi di querce, roverelle con bei cespugli di mirto carichi di bacche.
Il passo è di tutto riposo, tant’è che non riusciamo ad arrivare in tempo a Portella dell’Obolo visto che il buio ci raggiunge quasi di sorpresa.
Troviamo una radura con un abbeveratoio dove riempiamo le borracce, poi ci arrampichiamo un poco sull’anfiteatro che la circonda ed appena troviamo gli alberi alla giusta distanza in un punto con meno pendenza iniziamo a montare le amache e preparare il bivacco.
E’ buio pesto e lavoriamo con le torce frontali. Il silenzio è rotto dai campanacci delle mucche che pascolano nei dintorni ed assieme al mio socio armeggiamo con il paracord (1) per fissare i tarp (2) sopra le amache. 
Sentiamo un rumore nel bosco, prendo la mia torcia fenix (3) ed alla massima potenza l’accendo e comincio a sciabolare nel buio.
Strano ho la sensazione di intravedere una sagoma umana, gli scherzi del buio penso, ma subito dopo un movimento alla mia sinistra catalizza la mia attenzione, un maiale nero dei nebrodi!
Illuminato l’animale mi guarda e, con flemma suina si allontana nel fitto della boscaglia.
Finiamo di montare le amache e sistemiamo gli zaini legandoli con del paracord ed issandoli in alto sfruttando un grosso ramo che ci sovrasta.
Siamo molto stanchi, e dopo aver mangiato ci corichiamo prendendo subito sonno.
4 spari in rapida successione ci svegliano, mi precipito fuori dall’amaca per afferrare il fischietto che ho dimenticato appeso assieme al cappello al cordino che sostiene il tarp, l’afferro e per sicurezza mi accoscio. Intanto una forte lampada inizia a scrutare il bosco ed io mi blocco: cerco di capire la strana situazione, tra l’altro potrebbero essere bracconieri e non mi sembra il caso di farmi sentire-vedere.
Percepisco un movimento alle mie spalle, ma il bosco è pieno di animali e la mia mente bypassa subito questa sensazione concentrandosi di più sulla luce che una e due volte ci inquadra. Sono sicuro che non ci hanno individuato visto che ci siamo infrattati bene e che sia le amache che i tarp sono verdi.
Lo vedo bene adesso, alla luce della luna che ha fatto capolino tra le nuvole, è un flash ma abbastanza per vedere un uomo vestito di verde con un fucile a tracolla.
“Bene” penso, “pensa tu con chi siamo finiti…”, intanto la mia visione notturna migliora.
Improvvisamente vedo chiaramente un puntino rosso che si ferma all’altezza del suo petto e si ferma come si fosse incollato alla sua giacca, altri fasci rossi dal bosco alle mie spalle forano il buio attraversando la bruma della notte, incrociandosi e concentrandosi sugli altri due uomini che erano rimasti vicino ad un fuoristrada.
“Cazzo, sono puntatori laser!” e mi volto lentamente cercando di capire da dove provengono, ma è come guardare dentro ad un pozzo.
Intanto dal punto dove avevo percepito il movimento poco prima percepisco un bisbiglio, accidenti è più vicino di quanto immaginassi…
I cacciatori cominciano ad entrare nel panico, uno stupidamente imbraccia il fucile punta il bosco... e si scatena l’inferno!
Una raffica di mitra squarcia il silenzio, e subito dopo i bisbigli attorno a me si moltiplicano… “rosso cinque convergere”, “via via via!”
Subito dopo delle ombre cominciano a scendere velocemente dall’anfiteatro che circonda la conca dove si trovano i cacciatori, mentre i punti rossi sui cacciatori si moltiplicano. Sono tutti attorno a me, li “indovino” ma non li vedo, sono in tanti!
Tutto stà avvenendo velocemente, sono attimi!
A 50 metri alla mia sinistra una voce intima “fermi e faccia a terra!!!” mentre alle mie spalle si materializza una figura nera, con un passamontagna nero che lascia scoperti solo gli occhi e la bocca, ha un mitra nella mano destra mentre con la sinistra pone l’indice sulla bocca. Percepisco odore di stallatico.
Tra i cacciatori è il panico, gridano di non sparare mentre quello che era sulla macchina cade in ginocchio e comincia a piangere.
Le ombre che escono dalla boscaglia velocissime li raggiungono, si muovono al chiarore della luce dei fari della macchina, contemporaneamente alla mia destra altre due sagome escono dal bosco e come due cinghiali inferociti si catapultano su quello con la torcia e l’immobilizzano. In quattro circondano i due cacciatori accanto all’auto, buttano giù quello che piange in ginocchio ed armeggiano velocemente sui loro polsi.
Come se rispondessero ad un comando si rizzano e contemporaneamente dal bosco silenziosi come la morte ne escono altri, “ma quanti cazzo sono!” penso.
Quello alle mie spalle a bassa voce dice a me ed al mio socio che nel frattempo era uscito dall’amaca “scendete anche voi” e con lui alle nostre spalle, con qualche difficoltà visto che siamo ancora senza scarpe raggiungiamo il resto del gruppo.
Come per incanto le nuvole si diradano, ed alla bianca luce della luna ci si presenta una scena da film: una ventina di uomini vestiti tutti di nero, con il viso dipinto in tinta alcuni, altri in passamontagna ed armati fino ai denti sono disposti a semicerchio con una metà rivolta verso il bosco mentre l’altra metà tiene sotto tiro i due poveretti a terra ed il terzo cacciatore che è con le mani appoggiate sul cofano mentre, sotto tiro da una delle ombre viene perquisito da un’altra.
Si avvicina a noi uno di questi all-black e mentre si leva il cappuccio con cordialità ci dice: “sono il tenente Galassi dell’arma dei carabinieri, vi tenevamo d’occhio già da un bel po’. Vi siete fatti una bella scarpinata!”
Sento che la tensione che mi attanagliava comincia ad abbandonarmi e con voce tremante per esorcizzare la paura presa rispondo “e non potevate farvi vivi quando abbiamo fatto il caffè?”.
Il tenente ride “siamo in missione di ricognizione ed esplorazione del territorio ed è imperativo mantenerci nascosti”, “comunque” prosegue “uno strappo potremmo farlo, se vi basta un bel caffè l’accettiamo”, poi volgendo lo sguardo verso i tre cacciatori prosegue “i signori dovranno rispondere di un bel po’ di reati incluso la caccia di frodo”.
Sento il rumore di un elicottero che si avvicina, guardo in alto e lo vedo arrivare.
Atterra al centro della radura mentre con la coda dell’occhio vedo tre carabinieri che sempre armi in pugno avvicinano i cacciatori al portellone. Delle braccia si allungano dall’interno per prenderli ed in un men che non si dica l’elicottero è già sparito nella notte.
La configurazione degli uomini nella radura non è ancora cambiata, il tenente mette un dito sull’orecchio destro e mormora “fine azione, convergere, i signori ci offrono un bel caffè”.
Si volta verso di me e vistomi ancora con lo sguardo allucinato sfodera un rassicurante sorriso e mi schiaccia un occhio.
Il mio socio è già alle amache e vedo nel buio l’accendino accendersi e la fiamma azzurra della spiritiera (4) apparire. Ringrazio il cielo per aver portato una confezione intera di caffè (quando mai io…).

Mentre tutti iniziamo a risalire il pendio chiedo a Galassi “ma a quale stazione appartenete?”, “siamo in trasferta” risponde, “e siamo del Tuscania”.

(1) paracord = resistente cordino ricavato dai tiranti dei paracadute
(2) tarp = inglesismo per definire il telone usato nei modi più disparati nell'escursionismo
(3) fenix = nota marca di lampade tascabili
(4) spiritiera = piccolo fornello ad alcool

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